mercoledì 25 giugno 2014

Tifo violento: si può lavorare a una soluzione?

L'ironia del susseguirsi degli eventi a volte è quasi malvagia: il giorno in cui la Spagna è uscita dal mondiale, Juan Carlos ha firmato la sua abdicazione e poche ore dopo la sconfitta dell'Italia, Ciro Esposito è morto.
Giudizi di valore sull'accaduto stanno inondando Facebook ma, al di là di del fervore del momento, credo che si debba fare un discorso sul lungo termine per arginare la violenza fra tifoserie.
La mia preoccupazione è ancora più grande se penso al fatto che il prossimo anno il girone C di Lega Pro vedrà assieme Juve Stabia, Foggia, Savoia e Salernitana.
Entro l'inizio della prossima stagione calcistica molto probabilmente sarà necessario mettere in funzione nuovi sistemi che affianchino il DASPO e forse, se si da un'occhiata al modello inglese post Heysel, si potrebbe dare un contributo non indifferente alla securizzazione del calcio italiano.
Per cominciare, su un articolo de IlSole24Ore sono riassunti i principali provvedimenti adottati dal governo inglese dalla metà degli anni '80 che copio qui di seguito:

1) la completa ristrutturazione degli impianti con la eliminazione delle barriere tra il campo di gioco e la tribuna, seggiolini in tutti i settori, capienza di almeno 20mila posti e possibilmente dotati di box privati, uso di telecamere a circuito chiuso;
2) presa di coscienza dei tifosi dopo il bando europeo;
3) responsabilizzazione delle società a cui è stata affidata la sorveglianza all'interno degli impianti attraverso la presenza di stewards privati (pagati dai club) in collegamento via radio con la polizia presente solo all'esterno degli impianti;
4) divieto per le società di intrattenere rapporti con i propri tifosi, fatta eccezione per la collaborazione finalizzata a prevenire possibili incidenti;
5) creazione di una squadra speciale di sorveglianza nazionale anti-hooligans: la National Football Intelligence Unit costituita da Scotland Yard nel 1989. Un agente è affidato a ognuna delle 92 società professionistiche e si occupa – viaggiando sempre al seguito della tifoseria - della schedatura dei tifosi violenti e di azioni di infiltrazione. Con questo sistema è stato possibile schedare, in un'apposita banca dati, circa settemila tifosi;
6) sistema "Crimistoppers" (in dieci anni ha permesso la cattura di oltre 15mila ultras) ideato da un gruppo di privati: esiste un numero verde a cui si può telefonare (media di circa 200 al giorno) per segnalare episodi, persone sospette e/o situazioni pericolose. Le denunce sono rigorosamente anonime così come la ricompensa ai cittadini che permettono la cattura degli eventuali teppisti.
Dal lato normativo:
a) lo Sporting Event Act (1985) vieta l'introduzione degli alcoolici negli stadi;
b) il Pubblic Order Act (1986) indica come reato il comportarsi alle partite in modo "allarmante", anche se non violento, concedendo ai magistrati il potere di impedire l'accesso negli stadi a singoli tifosi "violenti" che devono presentarsi ai rispettivi comandi di polizia in occasione delle partite;
c) ll Football Offences Act (1991) permette alla polizia di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per violenza verbale (linguaggio osceno e cori razzisti).


Ora, non essendo un appassionato di calcio e non vivendo gli stadi, non so esattamente quale di tali provvedimenti sia stato già applicato in Italia, ma credo che il coordinamento di Forza Italia Giovani della Provincia di Napoli, visto anche il coinvolgimento territoriale degli ultimi tristi eventi, potrebbe lavorare ad una proposta di legge da far presentare ai nostri parlamentari basata sui suddetti principi, sottolineando soprattutto il quinto punto e ponendo anche l'obbligo di firma per i tifosi schedati durante le partite che non riguardano il loro club, ma che sono comunque relative al proprio girone e si tengono entro un determinato raggio dalla propria abitazione (tutto ciò con la speranza di prevenire nuovi atti alla De Santis).
Che ne dite, vogliamo lavorarci su?

domenica 1 giugno 2014

Maleficent, una fiaba dal finale win-win

ATTENZIONE: il seguente post è ad alto contenuto di spoiler. Se ancora non hai visto Maleficent ed hai intenzione di andare a guardarlo, potresti avere non poche anticipazioni.


Nelle relazioni internazionali abbiamo studiato varie culture di approccio all'altro, in particolare quella hobbesiana (win-lose) in cui l'altro è un nemico e c'è conflitto fra le parti e quella kantiana (win-win) in cui l'altro è un amico e si finisce per cooperare e raggiungere un obbiettivo comune di prosperità, felicità e sviluppo.
Tutte le fiabe che abbiamo vissuto da bambini erano profondamente hobbesiane: streghe o altri esseri cattivi (spesso senza un preciso motivo) che cercavano di arrecare quanto più danno possibile al buono di turno per poi venire sconfitti o addirittura uccisi. Siamo sempre stati educati con un sistema di idee manicheo nel quale esiste un altro che è il nemico ed il male è solo ed esclusivamente in lui.
Maleficent ribalta tutto: la morale è appunto che l'altro può essere un amico e soprattutto che il male non corrisponde ad una persona, ma è il frutto in ciascuno di perticolari circostanze: pregiudizi (re Enrico), ambizioni, istinto di conservazione o pazzia (re Stefano in momenti diversi del film) o delusione e sete di vendetta per torti subiti (Malefica).
Tuttavia il tempo, la riflessione e nuove positive situazioni possono far passare le condizioni che generano il male e portare all'armonia e all'amicizia, per cui tutti ne traggono vantaggio e "vincono".
Nei 16 anni che intercorrono fra la nascita di Aurora e la  sua disgrazia col fuso, Malefica ha appunto modo di rivedere le sue posizioni e sviluppare l'amore che salverà alla fine la principessa. Sì, in questo caso non è l'amore fra principe e principessa (nè uno saffico, intendiamoci), ma un amore materno e sincero a portare la pace e la vittoria per tutti. L'amore classico ci sarà, ma sarà a coronamento del finale.
Qualcuno potrebbe dire "si,ok, ma intanto re Filippo fa una brutta fine e se c'è uno sconfitto è proprio lui". Questo è vero fino a un certo punto perchè sì, il male si lascia comunque dietro il suo strascico di morti, ma,  se ci fate caso, Filippo muore per un incidente quando anche lui aveva avuto il "perdono" e gli era stata data la possibilità di "vincere".

Devo dire che il messaggio mi è piaciuto veramente molto perchè mi è sembrato molto più educativo rispetto a quello che mi hanno dato le fiabe durante l'infanzia. Crescere nuove generazioni umane con una cultura e dei messaggi del genere potrebbe essere una cosa eccezionale perchè se ci facciamo caso i conflitti e le contrapposizioni nascono grazie ad un approccio con l'altro che nasce da una visione del mondo hobbesiana insita nel nostro quotidiano fin da quando la nonna ci raccontava le fiabe per farci addormentare.
Quale mondo esisterebbe domani se oggi si imparasse e si insegnasse la morale kantiana e ad intendere il male come una circostanza invece che come qualcosa di innato?

"Non badate a ciò che vi hanno raccontato perchè questa è la vera storia" è all'incirca la frase con la quale si conclude il film e in effetti sarebbe quasi necessario farlo con tutte le storie win-lose.

P.s. per gli amici che andranno a vedere il film perchè c'è Angelina Jolie: lei è bella, ma in questo film è sempre vestitissima quindi non aspettatevi nulla di eccessivamente sexy.