lunedì 10 novembre 2014

Ecologismo da quattro soldi

Ieri mattina sono andato in macchina a Napoli per il compleanno di una mia amica. Prevedendo di non trovare traffico alle 10 del mattino, credevo che al massimo entro le 11 sarei arrivato a casa sua, a via Tribunali.
Purtroppo, non appena ho raggiungo il raccordo per via Galileo Ferraris, mi ritrovo imbottigliato in una fila interminabile di auto. Il mio primo pensiero è "O hanno fatto un incidente, o hanno fatto una manifestazione". Dopo 45 minuti di coda, i vigili mi mandano verso Gianturco ed io da lì mi dirigo verso via Volta per entrare a via Marina e raggiungere il centro storico. Come se non bastasse, trovo anche là i vigili e la protezione civile che bloccano l'accesso delle automobili al bivio fra via Volta e corso Lucci, facendomi perdere almeno un'altra mezz'ora. Scocciato, chiedo informazioni ai vigili sul perchè di tutti questi blocchi e loro mi spiegano che era in corso la "Domenica Ecologica". Morale della favola: lascio la macchina al parcheggio Brin e arrivo al centro storico con pullman e piedivia quasi alle 13.
Devo dire che, dopo le finte piste ciclabili al Pendino, il sindaco de Magistris aveva proprio una voglia matta di darsi nuovamente alla fanta-ecologia. Qualcuno mi dica cosa c'è di ecologico nel bloccare una trafila di macchine per almeno un'ora e mezza, invece di farle arrivare a destinazione nel giro di 10 minuti. Andiamo tuttavia con ordine sulle varie indecenze:

1) la cosa non era segnalata sull'autostrada e sulla tangenziale: se avessi avuto notizia, mi sarei messo l'anima in pace ed avrei direttamente fatto rotta sul parcheggio Brin, senza perdere quasi due ore nel traffico.

2) I residenti potevano comunque passare: di conseguenza la carreggiata non era comunque sgombra e di sicuro non si ci poteva godere una passeggiata più "libera e sicura" al di fuori del marciapiede.

3) Non c'era l'ombra di un'iniziativa ed i negozi erano chiusi: se mi blocchi Corso Umberto, Corso Garibaldi, via Marina e non so quante altre strade, tu, comune, abbi la decenza di mettere almeno qualche artista di strada in modo da farmi venire voglia di passeggiare, visto che non sei stato in grado di metterti d'accordo con i commercianti per tenere aperti i negozi.

Di conseguenza, chi ci ha guadagnato con la Domenica Ecologica? Nessuno, a parte i parcheggi alla periferia della città e (spero) i vigili urbani che dovrebbero aver avuto uno straordinario. Di sicuro non ci ha guadagnato l'ambiente, visto quello che è successo sul raccordo.

mercoledì 25 giugno 2014

Tifo violento: si può lavorare a una soluzione?

L'ironia del susseguirsi degli eventi a volte è quasi malvagia: il giorno in cui la Spagna è uscita dal mondiale, Juan Carlos ha firmato la sua abdicazione e poche ore dopo la sconfitta dell'Italia, Ciro Esposito è morto.
Giudizi di valore sull'accaduto stanno inondando Facebook ma, al di là di del fervore del momento, credo che si debba fare un discorso sul lungo termine per arginare la violenza fra tifoserie.
La mia preoccupazione è ancora più grande se penso al fatto che il prossimo anno il girone C di Lega Pro vedrà assieme Juve Stabia, Foggia, Savoia e Salernitana.
Entro l'inizio della prossima stagione calcistica molto probabilmente sarà necessario mettere in funzione nuovi sistemi che affianchino il DASPO e forse, se si da un'occhiata al modello inglese post Heysel, si potrebbe dare un contributo non indifferente alla securizzazione del calcio italiano.
Per cominciare, su un articolo de IlSole24Ore sono riassunti i principali provvedimenti adottati dal governo inglese dalla metà degli anni '80 che copio qui di seguito:

1) la completa ristrutturazione degli impianti con la eliminazione delle barriere tra il campo di gioco e la tribuna, seggiolini in tutti i settori, capienza di almeno 20mila posti e possibilmente dotati di box privati, uso di telecamere a circuito chiuso;
2) presa di coscienza dei tifosi dopo il bando europeo;
3) responsabilizzazione delle società a cui è stata affidata la sorveglianza all'interno degli impianti attraverso la presenza di stewards privati (pagati dai club) in collegamento via radio con la polizia presente solo all'esterno degli impianti;
4) divieto per le società di intrattenere rapporti con i propri tifosi, fatta eccezione per la collaborazione finalizzata a prevenire possibili incidenti;
5) creazione di una squadra speciale di sorveglianza nazionale anti-hooligans: la National Football Intelligence Unit costituita da Scotland Yard nel 1989. Un agente è affidato a ognuna delle 92 società professionistiche e si occupa – viaggiando sempre al seguito della tifoseria - della schedatura dei tifosi violenti e di azioni di infiltrazione. Con questo sistema è stato possibile schedare, in un'apposita banca dati, circa settemila tifosi;
6) sistema "Crimistoppers" (in dieci anni ha permesso la cattura di oltre 15mila ultras) ideato da un gruppo di privati: esiste un numero verde a cui si può telefonare (media di circa 200 al giorno) per segnalare episodi, persone sospette e/o situazioni pericolose. Le denunce sono rigorosamente anonime così come la ricompensa ai cittadini che permettono la cattura degli eventuali teppisti.
Dal lato normativo:
a) lo Sporting Event Act (1985) vieta l'introduzione degli alcoolici negli stadi;
b) il Pubblic Order Act (1986) indica come reato il comportarsi alle partite in modo "allarmante", anche se non violento, concedendo ai magistrati il potere di impedire l'accesso negli stadi a singoli tifosi "violenti" che devono presentarsi ai rispettivi comandi di polizia in occasione delle partite;
c) ll Football Offences Act (1991) permette alla polizia di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per violenza verbale (linguaggio osceno e cori razzisti).


Ora, non essendo un appassionato di calcio e non vivendo gli stadi, non so esattamente quale di tali provvedimenti sia stato già applicato in Italia, ma credo che il coordinamento di Forza Italia Giovani della Provincia di Napoli, visto anche il coinvolgimento territoriale degli ultimi tristi eventi, potrebbe lavorare ad una proposta di legge da far presentare ai nostri parlamentari basata sui suddetti principi, sottolineando soprattutto il quinto punto e ponendo anche l'obbligo di firma per i tifosi schedati durante le partite che non riguardano il loro club, ma che sono comunque relative al proprio girone e si tengono entro un determinato raggio dalla propria abitazione (tutto ciò con la speranza di prevenire nuovi atti alla De Santis).
Che ne dite, vogliamo lavorarci su?

domenica 1 giugno 2014

Maleficent, una fiaba dal finale win-win

ATTENZIONE: il seguente post è ad alto contenuto di spoiler. Se ancora non hai visto Maleficent ed hai intenzione di andare a guardarlo, potresti avere non poche anticipazioni.


Nelle relazioni internazionali abbiamo studiato varie culture di approccio all'altro, in particolare quella hobbesiana (win-lose) in cui l'altro è un nemico e c'è conflitto fra le parti e quella kantiana (win-win) in cui l'altro è un amico e si finisce per cooperare e raggiungere un obbiettivo comune di prosperità, felicità e sviluppo.
Tutte le fiabe che abbiamo vissuto da bambini erano profondamente hobbesiane: streghe o altri esseri cattivi (spesso senza un preciso motivo) che cercavano di arrecare quanto più danno possibile al buono di turno per poi venire sconfitti o addirittura uccisi. Siamo sempre stati educati con un sistema di idee manicheo nel quale esiste un altro che è il nemico ed il male è solo ed esclusivamente in lui.
Maleficent ribalta tutto: la morale è appunto che l'altro può essere un amico e soprattutto che il male non corrisponde ad una persona, ma è il frutto in ciascuno di perticolari circostanze: pregiudizi (re Enrico), ambizioni, istinto di conservazione o pazzia (re Stefano in momenti diversi del film) o delusione e sete di vendetta per torti subiti (Malefica).
Tuttavia il tempo, la riflessione e nuove positive situazioni possono far passare le condizioni che generano il male e portare all'armonia e all'amicizia, per cui tutti ne traggono vantaggio e "vincono".
Nei 16 anni che intercorrono fra la nascita di Aurora e la  sua disgrazia col fuso, Malefica ha appunto modo di rivedere le sue posizioni e sviluppare l'amore che salverà alla fine la principessa. Sì, in questo caso non è l'amore fra principe e principessa (nè uno saffico, intendiamoci), ma un amore materno e sincero a portare la pace e la vittoria per tutti. L'amore classico ci sarà, ma sarà a coronamento del finale.
Qualcuno potrebbe dire "si,ok, ma intanto re Filippo fa una brutta fine e se c'è uno sconfitto è proprio lui". Questo è vero fino a un certo punto perchè sì, il male si lascia comunque dietro il suo strascico di morti, ma,  se ci fate caso, Filippo muore per un incidente quando anche lui aveva avuto il "perdono" e gli era stata data la possibilità di "vincere".

Devo dire che il messaggio mi è piaciuto veramente molto perchè mi è sembrato molto più educativo rispetto a quello che mi hanno dato le fiabe durante l'infanzia. Crescere nuove generazioni umane con una cultura e dei messaggi del genere potrebbe essere una cosa eccezionale perchè se ci facciamo caso i conflitti e le contrapposizioni nascono grazie ad un approccio con l'altro che nasce da una visione del mondo hobbesiana insita nel nostro quotidiano fin da quando la nonna ci raccontava le fiabe per farci addormentare.
Quale mondo esisterebbe domani se oggi si imparasse e si insegnasse la morale kantiana e ad intendere il male come una circostanza invece che come qualcosa di innato?

"Non badate a ciò che vi hanno raccontato perchè questa è la vera storia" è all'incirca la frase con la quale si conclude il film e in effetti sarebbe quasi necessario farlo con tutte le storie win-lose.

P.s. per gli amici che andranno a vedere il film perchè c'è Angelina Jolie: lei è bella, ma in questo film è sempre vestitissima quindi non aspettatevi nulla di eccessivamente sexy.



lunedì 27 gennaio 2014

La giornata della NONmemoria.

Oggi è il 27 gennaio e il mio pensiero va a quei sei milioni di martiri che ci guardano da lassù. Tuttavia non penso alla cruenza della tragedia da cui hanno trovato la pace da 69 anni. Penso piuttosto a come giudicherebbero la Giornata della Memoria...e non credo che il giudizio si positivo. 
Ogni 27 gennaio quei 6 milioni di ebrei sono l'oggetto di una magnifica orgia di retorica che è capace di far diventare il Giorno della Memoria il giorno dell'oblio più totale. Francamente, il messaggio che io vedo passare è quello per cui il male sia nato e morto ad Auschwitz. Sembra quasi che gli ebrei e le altre vittime dei campi di concentramento siano state le uniche vittime di un genocidio nella storia, ma purtroppo non è così e non credo neanche che a loro piacerebbe ciò che il 27 gennaio è diventato: uno specchietto per le allodole che nasconde tanti, troppi altri morti che nel tempo sono stati vittime della (lucida) follia umana. 
Col mio blog spero di accendere una piccola candela per gli altri.

Quest'anno sono passati 99 anni dal genocidio degli armeni (1.200.000 morti) 




Vorrei ricordare poi i quasi due milioni di cambogiani che furono sterminati fra il 1975 e il 1979 dal loro stesso governo. (Il documentario è lungo e ne posto solo la prima parte)






Vorrei poi ricordare il milione di tutsi massacrati nel 1994 in Ruanda a colpi di machete.


 


 Vorrei raccontare delle vittime dei gulag russi (un milione).

         

Vorrei accendere una candela per i 400000 martiri del genocidio del Darfur.



Infine, vorrei far notare come i genocidi non debbano contare per forza centinaia di migliaia di morti: i genocidi possono riguardare anche poche centiaia o migliaia di persone, se lo scopo è quello di distruggere sistematicamente un gruppo che ha idee, religione, opinione o condizione diversa ed inaccettabile dal proprio carnefice. E' il caso del Guatemala, di cui posso solo segnalare un articolo.

 http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2013/05/16/news/guatemala-58926315/

Spero che col tempo il 27 gennaio diventi un giorno per ricordare tutti i genocidi che la storia dell'uomo ha vissuto e che quegli slogan del genere "ricordare affinchè non capiti mai più"  abbiano veramente senso perchè per ora, diciamocelo, portano un messaggio nascosto del genere "ora non sta capitando". 
Sono consapevole che comunque non ho parlato di tanti altri genocidi di cui forse neanche io conosco l'esistenza e forse questa potrebbe essere una buona occasione per poterne elencare di altri fra i commenti, qualora ce ne dovessero essere stati altri.



domenica 12 gennaio 2014

Il genio

Che strano: proprio mentre ne stavo studiando la storia politica e militare, Ariel Sharon è morto. Scherzi e scaramanzia a parte, è spirato un uomo verso il quale essere faziosi, sia nel bene che nel male, è fin troppo facile.
E' facile considerarlo un eroe per i filoisraeliani ed un assassino per i filopalestinesi ed è difficile considerarlo per la sua storia, negli aspetti negativi e positivi.
Senza dubbio è stato uno dei più grandi strateghi politici e militari che il mondo abbia conosciuto nel secondo dopoguerra: nuove strategie di combattimento sia contro gli eserciti regolari, sia contro la guerriglia palestinese (le sue tattiche sono in buona parte entrate nei manuali degli eserciti di tutto l'Occidente); utilizzo della guerra permettere in difficoltà i propri superiori politici e militari; astuzia nel sapere comandare senza essere mai nel grado più alto della gerarchia e capacità di rendere il popolo una sorta di esercito, non tanto alla maniera nazista, quanto alla maniera dell'Impero Romano.
Come lo si voglia giudicare dal punto i vista etico è una questione che riguarda la sensibilità di ciascuno, ma intanto nello scenario della guerra arabo-israeliana lui altro non fece che l'interesse del proprio stato e fece geopolitica con i principi di continuo scacco verso il nemico, come un po' chiunque avrebbe fatto.
Per avere un quadro chiaro di chi fosse, lascio il link di un'intervista del 1982 (guerra di Israele contro i palestinesi che si erano posizionati in Libano) di Oriana Fallaci, la quale in quel momento aveva posizioni molto critiche sia verso lui che verso Arafat.

http://www.oriana-fallaci.com/sharon/intervista.html