venerdì 12 aprile 2013

Caro Manniello, destra e sinistra esistono sempre, anche alle comunali.

Stamattina apro la pagina di Stabiachannel e trovo questo articolo di Franco Manniello, il quale fa una dichiarazione che mi lascia perplesso, per non dire sconcertato.

"Qualcuno mi spiega alle elezioni amministrative per Castellammare cosa vuol dire mettersi questa maglietta di appartenenza? Centrodestra o centrosinista? Se qualcuno me lo spiega magari possiamo pure cominciare a discutere, ma siccome non dobbiamo discutere nè di politica estera, nè di politica fiscale, nè di problemi etici ma dell'amministrazione di un comune come Castellammare, sono alla ricerca di liste civiche fatte di persone che hanno volontà di far tornare la città com'era negli anni 60, senza altri scopi".

e poi


"chi vuole lavorare per Castellammare è ben accetto, dall'estrema sinistra all'estrema destra".

Ebbene, visto che ne vuole parlare, ne discutiamo subito. Secondo me, signor Manniello, non ha ragione: destra e sinistra esistono anche per l'amministrazione delle città, soprattutto quelle che hanno una serie di attività produttive come quelle stabiesi. Sembrerò una sorta di Giorgio Gaber in questo post, ma ci tengo a far notare al patron della Juve Stabia quante differenze ci sono fra destra e sinistra:

1) Urbanistica: nella pianificazione del territorio, a destra si tende a lasciare che la localizzazione delle attività produttive sul territorio sia abbastanza deregolamentata, mentre a sinistra c'è la predisposizione a cercare di controllare quanto più possibile il fenomeno tramite i piani regolatori. Quando la pianificazione è però un obbligo, a destra c'è la tendenza a relazionarsi con le realtà imprenditoriali principali della zona, mentre a sinistra lo stato decide senza relazionarsi più di tanto. Vi è poi il fenomeno della gentrification che è favorito dalla destra ed osteggiato dalla sinistra.

2) Legalità: la sinistra considera la criminalità come un fenomeno culturale e quindi pone l'accento principalmente sulla prevenzione tramite l'educazione mentre la destra, seppur dando un certo rilievo all'educazione, preferisce la punizione e la repressione per poi dedicarsi alla rieducazione.

3) Rapporti coi sindacati e partecipate: approfittando dell'ondata di ricordo su Margaret Thatcher, basti pensare alle sue politiche di privatizzazione dell'industria di stato e alla lotta che ha fatto contro i sindacati e a come invece il suo predecessore laburista, James Callaghan, cercava di essere perennemente accondiscendente nei loro confronti (pagandone comunque le conseguenze). Inutile specificare la preferenza a destra per le privatizzazioni delle realtà produttive statali (per esempio le terme) e la volontà a sinistra di lasciare in mano allo stato quanto più possibile.

Il discorso potrebbe andare ancora avanti per quanto riguarda la gestione delle politiche sociali, giovanili, culturali ecc... ma mi sembra di aver già fatto esempi abbastanza chiari su come le identità politiche non si possono certo eliminare in base al livello delle elezioni.

Sicuramente si possono accusare i politici di entrambe le parti di aver tradito lo spirito delle loro fazioni ma veda, signor Manniello, io ho cominciato ad impegnarmi politicamente a destra  cinque anni fa e come me tante altre persone hanno acquisito, sia a destra che a sinistra, un sistema di valori piuttosto definito. Credo che sia difficile trovare qualcuno che, dopo un certo tempo di militanza, sia disposto a svendere la propria identità in nome di un non meglio specificato pragmatismo di cui ancora non si vedono i contenuti e che nel mio percorso di studi fino ad ora ho trovato solo nelle dittature militari dell'America Latina (no, non si preoccupi, non voglio dire che farà un colpo di stato usando gli ultras).
Al di là delle battute, non mi dica che anche lei ha cominciato a cavalcare l'onda dell'antipolitica....